Davide Vaccarini

Davide Vaccarini, 32 anni, si diploma presso l’Istituto Alberghiero Carlo Porta di Milano per poi intraprendere diverse esperienze all’estero. La sua carriera inizia presso il Savona Restaurant di Philadelphia ed i superstellati WaterSide Inn in Inghilterra, l’Albereta di Gualtiero Marchesi, il Pennyhill Park di Bagshot (UK), il Four Seasons di Milano, fino ad arrivare alle più recenti esperienze presso Il Salumaio di Montenapoleone a Lugano (CH) e l’attuale impegno in Arvisa, The Swiss Bank of Fine and Rare Wines, sempre a Lugano.

Chiediamo a Davide cosa pensa degli “Orange Wine”.
“Penso che sia solo una moda e come la maggior parte delle mode passerà e rimarranno solo i produttori migliori per questo tipo di prodotto. Ci sono troppi produttori di vini mediocri che vivono sulle spalle di pochi, copiando male lo stile altrui.
Un vino non può essere buono solo perché prodotto in maniera naturale, questa caratteristica deve essere una plusvalenza ad un vino di buone caratteristiche. Tengo a precisare che non si parla di qualità del prodotto; ho provato diversi “orange wine” alcuni già noti e di buon livello ed alcune piacevoli scoperte.
Questi vini affrontano delle macerazioni importanti, e vinificazioni a volte estreme, che portano ad una ossidazione. L’ossidazione può essere positiva o negativa, la linea é sottile e spesso spiegarla ad un cliente risulta complesso.
Fortunatamente il mondo del vino é davvero vasto e sa soddisfare ogni tipo di palato. Alla fine tutti sanno che il gusto é molto personale quindi ben vengano anche questi vini ma, quello che non riesco a concepire, é l’ invenzione di una nuova classificazione non riconosciuta (Orange wine) per spiegare dei vini bianchi particolari.
Tra l’atro, la presenza di questi vini in carta é indice del fatto che nel ristorante é presente un Sommelier o una persona con buone competenze professionali; quindi questi vini possono essere esplicati senza problemi e senza confondere l’idee già spesso confuse dei clienti.”