Parliamo di….AUSTRALIA

Terra dei canguri, Oz, Down Under, questi sono alcuni nomi con cui viene chiamata una terra lontana da noi, a 14382 km, circa 24 ore di viaggio tra volo e scali aerei. Questa terra è l’Australia, è sempre stata una metà molto ambita dal punto di vista lavorativo, soprattutto negli ultimi anni e per qualsiasi persona che volesse fare una esperienza fuori dall’Europa.

Paese che, per noi appassionati di vino, significa trovare vitigni come la Syrah (o il Syrah- non giudichiamo), che sulle etichette australiane troverete nominato come Shiraz, altri vitigni come Grenache, Merlot, Cabernet Sauvignon, Mourvèdre, Pinot Nero e Tarrango (incrocio tra Touriga e Sultana).
Mentre per le uve a bacca bianca ritroviamo Chardonnay, Riesling Sauvignon, Semillon, Palomino e Pedro Ximenèz (per i vini fortificati), solo per citarne alcuni.
Vitigni che vengono praticamente coltivati tutti nella parte sud (disponendosi da est o ovest) del vastissimo Stato, dato che la superficie risulta per 2/3 arida.

Negli ultimi mesi, l’Australia è tornata a far parlar di seper uno scontro con una delle nostre DOC più famose a livello mondiale, il Prosecco.
Ancora una volta, al centro dello scontro è l’utilizzo del nome Prosecco.
In Australia, il pioniere è stato Dal Zotto, che nel 1999 nello Stato di Victoria nella King Valley, impiantò le prime vigne a Prosecco (per la quale appunto l’Australia rivendica l’utilizzo del nome per identificare il vitigno).
É notizia di pochi giorni fa, che l’Australia continuerà a produrre vini con il nome in etichetta “Prosecco” e sarà anche una lotta che vedrà la fine non a breve, visto che nel 2025 ci saranno nuove elezioni parlamentari per il Paese e quindi la battaglia continua (dura già da 5 anni e con 15 incontri istituzionali non andatia buon fine), il punto d’incontro sarà ancora molto lontano da raggiungere.

Ma a livello di produzione, dove si colloca l’Australia tra i grandi produttori mondiali?
L’ultima vendemmia Australiana, ha segnato un valore di 11 milioni di ettolitri di vino nelle cantine dei produttori (per fare una stima, l’Italia nell’ultima vendemmia ha segnato 43,9 milioni di ettolitri), rispetto alla vendemmia 2022 ha segnato un -13,1%, ma questo calo è globale, dovuto al cambiamento climatico in corso e in ahimè accelerazione.
E l’export del vino australiano? I dati riportati dal sito winetitles.com.au indicano, a fine Giugno 2022, riportano 625 milioni di litri esportati in tutto il mondo.
I dati sono altalenanti, balza all’occhio il +182% delle esportazioni in India, visto anche l’aumento del benessere delle famiglie indiane, si prevede che il settore del vino indiano crescerà di 274 milioni di dollari entro il 2026, con un incremento annuo del 29,3% nel 2022.
I 5 mercati dove l’Australia esporta di più a livello di volume sono (dati winetitles.com.au ):

  • UK con 227 milioni di litri, ed un valore di 421,5 milioni di dollari
  • USA con 139 milioni di litri, per un valore di 436 milioni di dollari
  • CANADA con 53 milioni di litri, per un valore di 174 milioni di dollari
  • NUOVA ZELANDA con 32 milioni di litri, valore di 107,6 milioni di dollari
  • GERMANIA con 32 milioni di litri, valore di 46 milioni di dollari.

Un tracollo significativo, è stato determinato dai dazi cinesi imposti nel Novembre 2020, sulle importazioni dei prodotti australiani, segnano nel continente cinese (mainland, ovvero escludendo Singapore e Honk Kong) un -96% segna il ribasso del valore dei prodotti vinicoli, dove l’isola del continente Oceania era leader del mercato cinese. Infatti la Cina assorbiva nel 2019 il 39% del volume di affari dell’export vitivinicolo australiano, un totale di poco meno di 3 miliardi di AUD.
Da notare particolarmente, come già all’inizio del 2020, causa pandemia COVID-19, l’Australia aveva richiesto l’apertura di un’indagine indipendente sullo scoppio della pandemia. Evidentemente lo Stato cinese ha reagito in maniera avversa, con diverse azioni economiche e per finire con l’imposizione dei Dazi sull’import del vino australiano.
Questo fu un duro colpo, riducendo i volumi di affari per l’Australia da 158 milioni di AUD  a 4 milioni di AUD (dai Unione Italiana Vini)
Riportando uno spezzone di un articolo di WineChannel.it:

“Nel 2019, il volume del vino australiano importato dalla Cina ha raggiunto il suo picco più alto, 147.576.600 litri, e il valore delle importazioni è stato di 864,96 milioni di dollari. La quota di mercato ha raggiunto il 35,54%, superando il primato della Francia e diventando il più grande importatore di vino della Cina” – ha dichiarato Chen Peng, presidente della Guangzhou Liquor Industry Association, – che ha aggiunto “nel 2020, fino a dicembre, il rapporto statistico mostra che il vino australiano è ancora il leader in termini di volume, e appare fiorente. Dopo il 2021, è chiaro che l’importazione di vino australiano in Cina è stata interrotta”
Vedremo come finirà questo braccio di ferro tra Cina e Australia, a colpi di Dazi.

Quali sono i vini con più valore nel mercato?
Sicuramente tra i nomi di spicco, citiamo PENFOLDS
Penfolds è una cantina vinicola australiana fondata nel 1844 dal dottor Christopher Rawson Penfold. Oggi è guidata dal capo enologo Peter Gago e produce vini di alta qualità, tra cui il famoso Grange. La cantina è stata la più grande azienda vinicola dell’Australia meridionale nel 1907 e ha avuto successo grazie alle idee innovative dell’enologo Max Schubert. Penfolds produce vini da uve miscelate per ottenere lo stile desiderato e il capo enologo è responsabile di mantenere costante lo stile dei vini.
Su principali e-commerce, possiamo trovare questo vino, che è un 100% Shiraz (Shyrah)
Il Grange di Penfolds è uno dei vini più celebri d’Australia ed è stato ufficialmente nominato come Heritage Icon of South Australia. L’annata 2018 è stata introdotta come flagship release della collezione Penfolds 2022 ed è ottenuta da Shiraz. È un vino intenso ed equilibrato, creato nel 1951, che esprime la sinergia tra i vitigni, i terroir e il clima. L’annata 2018 nasce da un inverno piovoso che ha permesso alle viti di avere un buon potenziale idrico.

Nel 2021, venne battuta in un asta completamente dedicata ai vini Penfolds, ad un prezzo di 142.131 dollari.Il motivo sta anche nella storia di questa particolare bottiglia di Penfolds Grange Hermitage Bin 1 Shiraz 1951, perché è firmata e ritappata a mano da Max Schubert in persona,il wine maker che ha creato Grange Hermitage e rivoluzionato Penfolds e non solo, tanto da venire incluso, nella lista dei 100 australiani più influenti del XX secolo dal Sydney Morning Herald, che ha ritappato la bottiglia nell’agosto 1988 nella cantina Penfolds Magill Estate di Adelaide.

Se ci spostiamo nella Claire Valley, patria del Riesling in terra australiana, di sicuro il nome più importante è quello di Jim Barry che è stato un ottimo contribuente alla crescita della regione vinicola della Clare Valley.
Il suo prodotto di punta è il “The Armagh”, 100% Shiraz che ora sul suo sito è in vendita a 400$. Da notare il tappo a vite, che ai più romantici del vino farebbe storcere il naso, ma in queste terre è la quotidianità. Se vi trovate in quelle zone, una visita da Jim Barry e ai suoi ristoranti, non deve assolutamente mancare.

Altra azienda importante, localizzata nella Eden Valley, è l’azienda Henschke, una delle prime famiglie produttrici di Australia dal 1860 circa, troverete la storia molto interessante sul sito henschke.com.au.
Qui troviamo prodotti da vitigni Riesling, Semillon, Barbera, Sirah, Tempranillo, Cabernet, Pinot nero per citarne alcuni.
Anche qui, la scelta per la chiusura delle bottiglie è privilegiato il tappo a vite e vini più famosi di Henschke sono lo Shiraz ‘Hill of Grace’ e ‘Mount Edelstone’.
Interessante anche il loro vino frizzante “Johanne Ida Selma”, con chiusura tappo a corona, ottenuto da Pinot nero, ricevendo diversi riconoscimenti.

Come potremo considerare in futuro l’Australia?
Beh è un produttore in espansione e come abbiamo visto, ci sono anche prodotti interessanti. L’export bloccato in Cina è stato sicuramente un duro colpo da affrontare, e allo stesso tempo l’Australia sta vivendo anche un momento di sovraproduzione, con una giacenza a magazzino di 2,8 miliardi di bottiglie (fonte Rabobank.com.au) dovuto anche alle vendite bloccate durante il Covid. Si pensa che questa situazione rimarrà in stallo per molto tempo, e si spera in un maggior investimento negli accordi di esportazione.
Oppure i vignaioli dovranno anche decidere di abbassare la produzione, accrescendo la qualità dei prodotti.
Vedremo nel futuro, nel frattempo personalmente la voglia di assaggiare un vino australiano a me è nata, corro dal mio enotecaro di fiducia a chiedere una bottiglia di Shiraz o Riesling australiano.
SDT.